Titolo: Il castello errante di Howl (Hauru no ugoku shiro)
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Fotografia: ---
Doppiatori: Roberta Pellini, Francesco Bulckaen, Ludovica Modugno, Luigi Ferraro, Furio Pergolani, Maria Pia Di Meo, Daijiro Harada
Nazionalità: Giappone, 2004
Durata: 1h. 59'
Il castello errante di Howl
di Hayao Miyazaki
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Sophie è una diciottenne che lavora nel negozio di cappelli della madre. Un giorno, girando in paese durante una fiera, incontra un ragazzo alto e bello che la toglie dalle grinfie di due guardie reali facendola volare al di sopra del paese. La Strega delle Lande Desolate sa di questo loro incontro e getta un incantesimo sulla ragazza, trasformandola in una rugosa novantenne. Non potendo rimanere a casa, dato che l'incantesimo le impedisce di raccontare ad altri l'accaduto, Sophie fugge verso la Valle Incantata in cerca di qualcuno che possa restituirle la sua vera età. Sul cammino si imbatte nel castello errante di Howl, e grazie ad uno spaventapasseri animato (taddy questo sei te X°D) riesce ad entrarci e a farsi assumere come donna delle pulizie. Chissà che in quello strano castello non possa trovare un modo per spezzare la maledizione...
Non c'è dubbio che "Il castello errante di Howl" sia il logico proseguimento artistico de "La città incantata", di cui riprende alcune tematiche e un certo tipo di personaggi. In effetti non c'è nessun regista al mondo che sarebbe stato più adatto di Miyazaki a portare sul grande schermo questo romanzo di Diana Wynne Jones, e anche se questa volta non raggiunge le vette toccate dal viaggio di Chihiro il regista di Tokyo ci propone un'altra opera gustosa e toccante. Mescolando i suo tipici temi - gli Spiriti e l'Amore su tutti - con una critica alla guerra particolarmente riuscita, Miyazaki ci racconta un altro meraviglioso viaggio all'interno di una città incantata, di nuovo con una bambina (seppur tramutata in vecchia) come protagonista.
Il cast dei personaggi è numericamente più contenuto rispetto alle sue ultime produzioni ma non per questo meno curato (con il cane Heenan che vince per distacco), e se la sceneggiatura perde di chiarezza nella parte finale, probabilmente per la necessità di affrettare i tempi, l'impatto visivo del film non viene mai meno. Un film che può sembrare, in fondo, poco più di una variazione sul tema da parte di un regista che ci ha già raccontato molto di questo suo universo cinematografico, ma uno spettacolo di ottima fattura che potrebbe anche riuscire a spezzare qualche cuore.